Il grado di Apprendista

In Massoneria, possiamo affermare che il terzo grado è egizio, che il secondo grado è ermetico, ma possiamo anche dire con certezza che il primo grado è pitagoreo: andiamo ad esaminarlo. Varie cose contraddistinguono il grado di apprendista:

1) l’essere liberi

2) il silenzio

3) il labirinto

4) la luce

5) la scala

L'essere liberi

Nei tempi antichi quando la massoneria era solo una corporazione di scalpellini e di costruttori di cattedrali medievali, al tempo del feudalesimo, esistevano i servi della gleba che erano contadini pressoché in stato di schiavitù, legati alla terra di cui il feudatario era proprietario. Essi non erano padroni del loro destino, ne potevano allontanarsi dal territorio. Coloro che facevano parte delle corporazioni erano invece liberi e padroni di se stessi. Tra le varie corporazioni poi, quella degli artigiani della pietra era la più privilegiata ed all’interno di questa corporazione c’era la massima libertà di viaggiare, spostandosi a piacimento nel mondo allora conosciuto dovunque vi fosse una cattedrale da costruire. Non era facile entrare nella corporazione ed i membri avevano ideato una serie di segni e di parole che servivano a riconoscersi tra di loro. Avevano inoltre elaborato un linguaggio, un Argot, che permetteva di intendersi anche parlando lingue diverse. Tutto ciò per evitare che estranei entrassero senza averne i requisiti. Era fondamentale dunque che coloro che entravano nella corporazione non fossero schiavi della gleba, perché costoro non appartenevano a se stessi, ma al feudatario.

Oggi noi siamo muratori speculativi e questi concetti li applichiamo soltanto alla morale ed allo spirito. Quando qualcuno é prigioniero diciamo che è in cattività. Il popolo ebraico ad esempio subì la cattività a Babilonia, il termine deriva dal latino “Captivus” che significa prigioniero, Con il cristianesimo i padri della chiesa cominciarono ad usare questo termine per indicare quelli che erano schiavi del male per questo ancora adesso noi diciamo che chi compie azioni malvage é cattivo. cioè non é libero. Noi siamo liberi finché l’inclinazione verso il bene non è ostacolata da condizionamenti di sorta o da vizi dell’animo. Entrando nell’istituzione da uomini liberi continueremo a lavorare su noi stessi perfezionando il nostro essere fino ad essere la pietra levigata con cui l’artefice edificherà un tempio dello spirito.

Il silenzio

Nei tempi antichi per poter essere ammessi alle iniziazioni pitagoree bisognava osservare il silenzio per circa un anno, sia all’interno del tempio sia fuori nella vita profana. Oggi l’apprendista non ha una regola così stretta anche se conserva il divieto di parlare in loggia. Il silenzio serve a riportarci all’interno di noi a riflettere, a fare quellà che veniva definita la meditazione silenziosa. Nei tempi antichi in Egitto all’ingresso di ogni tempio e spesso all’interno, accanto alla statua principale, veniva raffigurato un giovane nell’attitudine di portare il dito alle labbra. Questi era Arpocrate il dio del silenzio. Esso stava ad indicare come afferma Plutarco che gli uomini che conoscono gli Dei, non dovevano parlarne temerariamente. Per questo motivo era collocato nei templi. L’attitudine dello speciale suo gesto, lo fa distinguere da tutti gli altri dei dell’Egitto, con i quali aveva qualche similitudine nei segni che l’accompagnano. Per alcune comunanze di sintomi è stato spesso confuso con Horus. Gli Egizi dicevano che Arpocrate era l’altro figlio di Iside e Osiride ma forse la frase era da prendere in senso simbolico. Questo dio aveva degli attributi, dei simboli e questi erano: il cane il gufo e il serpente. Il cane era simbolo di fedeltà, il gufo di saggezza e di sapienza perché vede nel buio, ed il serpente, oltre che di prudenza era anche simbolo della conoscenza segreta. Spesso Arpocrate era raffigurato da solo ma con raggi intorno alla testa, simbolo di divinità e di conoscenza realizzata. Essendo il dio del segreto, era anche dio della saggezza e della conoscenza esoterica. Frequentemente era raffigurato sul fiore di loto e, con il corno dell’abbondanza come risultato della grande opera compiuta. Plutarco diceva che, benché fosse situato all’ingresso dei templi il suo messaggio era rivolto solo agli iniziati non al volgo, tanto che l’identità della stessa divinità era ignota. L’apprendista che si avvia a conoscere i segreti, viene virtualmente identificato con Arpocrate stesso.

La terza caratteristica che contraddistingue il grado di apprendista è il labirinto. Esso è essenzialmente un intersecarsi di vie, alcune senza uscita e in cui si tratta di scoprire la via che conduce al centro. Allegoria del cammino iniziatico e dei suoi pericoli, esso era tracciato sul pavimento delle cattedrali gotiche anche se in seguito perdendosene il significato lo si è usato anche nelle chiese più tarde. Il labirinto è una catena esoterica, fatta d’incisioni, bassorilievi, sculture, che agli occhi profani sono semplicemente ornamenti. Tutto ciò costituiva una sorta di mappa del tesoro, le cui regole assomigliano un poco a quelle del popolare gioco dell’oca dove i «giocatori» camminavano seguendo una spirale tracciata nei secoli, una Via Lattea, e dove ogni casella in più da percorrere, una prova da superare prima di arrivare al Centro dove dimora l’Essere Eterno. Contemporaneamente il massone medievale percorreva un percorso simile, questa volta sul territorio, un percorso che si dipanava sulla carta geografica nelle località dove era situata una cattedrale e, di cattedrale in cattedrale, imparava sempre nuovi segreti ma sempre con la doppia valenza costruttiva e mistica.

Non a caso, ad esempio, se noi segnano su di una cartina i punti dove sono collocate le cattedrali gotiche, abbiamo il disegno della costellazione della Vergine e non è un caso che tutte le cattedrali si chiamino Notre Dame (Nostra Signora). Il percorso in loggia, sia quello che si fa abitualmente durante le tornate, sia e specialmente quello che si fa durante l’iniziazione è il percorso di un labirinto. Innanzi tutto il candidato compie tre giri all’interno della loggia, ripassando tre volte per gli stessi passi. Il candidato è bendato, per simbololeggiare sia l’oscurità materiale sia spirituale, perché egli in questo momento è come se si trovasse negli inferi o nell’interno della Grande Piramide, quella di Cheope. Egli non vede nulla ma può udire, avanza a tastoni incespicando, ma sorretto dalla sua guida. Il candidato parte da occidente che rappresenta la realtà materiale la sicurezza quotidiana delle cose consuete, e si avventura nelle tenebre, come nella foresta oscura di Dante e Virgilio, alla ricerca del ramoscello d’oro, che è il ramo di acacia che gli permetterà, come Ulisse di entrare negli inferi, viaggiando verso nord il viaggio si concluderà alla fine del labirinto a oriente al sorgere del sole della luce iniziatica, davanti al Volume della Legge Sacra.

La luce

Il polo della luce è mezzogiorno, che è in senso simbolico “l’istante immobile, l’ora dell’ispirazione divina, l’intensità luminosa al cospetto di Dio (San Bernardo di Chiaravalle) La celebre “Tavola di Smeraldo” attribuita ad Ermete Trismegisto o forse ad Apollonio di Tiana, descrive la creazione del mondo in questi termini: << la prima cosa che apparve fu la luce della parola di Dio. Essa dette la nascita all’azione, l’azione al movimento e questo al calore>>. Nei primi secoli della chiesa il battesimo si chiamava illuminazione, lo dice lo Pseudo Dionigi l’Areopagita. La luce è simbolo patristico del mondo celeste e dell’eternità. Alla morte materiale le anime separate dal corpo saranno, secondo San Bernardo, sprofondate in un’oceano immenso di luce eterna e di eternità luminosa Il neofita con gli occhi finalmente scoperti è abbagliato dal chiarore della luce improvvisa, simbolo della “altra luce”. Scrive Saint Martin: «La luce del vero sole deve essere percepita senza rifrazione, cioè senza intermediario deformante, per intuizione diretta: tale è il carattere dell’illuminazione iniziatica. Questa conoscenza immediata, che è come la luce solare si contrappone alla luce lunare che, essendo riflessa, raffigura la conoscenza discorsiva e razionale».

La scala dritta

Nella Divina Commedia L’Alighieri dice:

“…di color d’oro in che raggio trasluce/
vid’io uno scaleo eretto in suso/
tanto,che nol seguiva la mia luce/
vidi anche per li gradi scender giuso/
tali splendor, ch’io pensai ch’ogni lume/
che par nel ciel quindi fosse diffuso”

(Dante, Paradiso,XXI,28-34)

La scala è il tramite tra la terra e il cielo. Può essere raffigurata in due maniere diverse: a scalinata come quella di Giacobbe e di Dante, oppure a sette pioli che è una immagine ancora più diretta. Come simbolo in questo caso è di sette metalli diversi, secondo la tradizione alchemico/mitriaca/pitagorea. Racconta ad esempio Origene che nel mitraismo veniva raffigurata durante le iniziazioni, una scala con sette gradini di metalli vari. Quali erano questi metalli: il primo era di piombo e corrispondeva a Saturno ed al cielo del pianeta. Il secondo di stagno e corrispondeva Venere ed al suo cielo. Il terzo di bronzo che corrispondeva a Giove. Il quarto di ferro per Mercurio. Il quinto di lega per monete per Marte. Il sesto di argento per la luna. Il settimo di oro per il Sole. (Origene, contra Celsum, 6,22). Stranamente i metalli non corrispondono alla tradizione medievale. Nella tradizione, l’ascesa dalla terra al cielo avviene attraverso sette stadi cosmici che sono le sette sfere planetarie, che poi sono sette gradi di iniziazione. Il passaggio avviene in una successione di stadi spirituali in cui gli scalini segnano la gerarchia e che vengono rappresentati come gli angeli sulla scala di Giacobbe.

Sant’Isacco il siriaco diceva parlando del regno dei cieli, che “la scala di questo regno è nascosta dentro di te, nella tua anima, liberati dunque dal peccato e scoprirai i gradini per salire” Raimondo Lullo mistico del XVI secolo diceva che la scala è enciclopedica e l’uomo partendo dai minerali, arriva fino a Dio. Questa ascensionale sottintende una gerarchia che partendo dalla condizione umana si conclude con uno stato angelico. Il libro egizio dei morti parla di una scala che permette di vedere gli dei, questo concetto era talmente diffuso che sono stati trovati nelle tombe numerosi amuleti a forma di scala. Negli inni scritti sulle bende dei faraoni defunti possiamo leggere frasi di questo tipo: “ È costruita per me la scala per vedere gli dei “ e spesso negli affreschi veniva raffigurata l’anima del defunto che sale una scala di sette o nove gradini. oppure raffiguravano una barca che al posto della vela aveva una scala simbolo della definitiva ascesa dell’anima.

Il quadro di Loggia

Il quadro di loggia è quel quadro che viene scoperto nel momento in cui si apre la loggia, viene chiamato anche tavola di tracciamento e cambia a seconda del grado in cui si lavora. Oggi noi abbiamo il quadro già fatto, ma anticamente esso veniva disegnato di volta in volta, e distrutto alla fine dei lavori, come fanno ancora oggi i monaci nel Tibet con i “Mandala”, che vengono disegnati secondo un complesso rituale con polveri colorate, operazione che a volte può richiedere mesi e poi viene cancellato immediatamente dopo averlo finito. Le tavole di tracciamento utilizzate dalla maggioranza delle logge al giorno d’oggi risalgono a quelle progettate dalla “Emulation Lodge of Improvement” attorno al 1846 e a quelle pubblicate tre anni dopo dal celebre John Harris, miniaturista e disegnatore di soggetti architettonici, che venne iniziato nel 1818 e che cinque anni dopo pubblicò delle serie di disegni di tavole di tracciamento. Si ricorreva a miniaturisti perché bisognava condensare in uno spazio ristretto la maggior parte di immagini possibili con il maggior numero di particolari, a volte appena percepibili dall’occhio umano.

Nella tavola di loggia sono raccolti grandi segreti perché essa è un “Emblema” cioè un insieme, una costellazione di simboli che serve ad indurre nell’adepto uno stato d’animo particolare che gli permette di acquisire in maniera “pre-logica” ed immediata una serie di idee, sperimentandole non razionalmente ma con tutto il proprio essere. Deve realizzare insomma una specie di “Satori” come direbbero coloro che praticano lo Zen o una illuminazione sulla strada di Damasco come direbbero i cristiani. Nella tavola di loggia c’è la quintessenza del rituale. Quando dalla massoneria “Emulation” gemmarono o degenerarono le altre massonerie (Rito scozzese, Rettificato, Svedese ) “persero per strada” le tavole di loggia. Esse svilupparono altre tavole di “fantasia”e nacquero quindi senz’anima. Prendiamo dunque il quadro di loggia di primo grado. Osserviamolo, cosa troviamo davanti a noi? Vediamo una scala, sulla scala notiamo tre persone: una figura femminile seduta sui primi gradini della scala, una donna in piedi al centro della scala con in mano una ancora, un personaggio ieratico seduto sull’ultimo gradino con una lunga barba bianca e due fanciulli davanti a lui. Poi ancora una stella, il sole e la luna, e sette stelle.

La figura femminile ai piedi della scala

Questa è la nostra sorella mistica, il nostro alter ego, la nostra Beatrice una vergine che ci guida nel paradiso. La “sorella” é collocata all’inizio della scala perché per cominciare il percorso in salita bisogna prima reintegrare e riunificare tutte le componenti animiche dell’essere. Essa non è altro che la proiezione di componenti interiori di cui non siamo normalmente coscienti (come nel caso della Beatrice di Dante). L’anima, di genere femminile è una figura che compensa e completa la coscienza maschile. Possiamo affermare che per certi versi questa figura è già un guardiano della soglia.

La donna con l’ancora

L’ancora è simbolo di fermezza e rappresenta la parte stabile del nostro essere, quella che ci permette di mantenere la calma di fronte all’erompere delle sensazioni e delle emozioni forti, che troveremo sul nostro cammino. Essa ci ricorda con o senza il delfino, che ad essa è associato, il motto di Augusto <> (affrettati lentamente), che deve essere sempre di riferimento a chi intraprende il cammino iniziatico. L’ancora è simbolo di speranza nelle difficoltà della vita. S.Paolo nell’Epistola agli Ebrei (6,19) dice: << -questa speranza la manterremo come un’ancora solida e ferma nella nostra anima>>. La forma dell’ancora poi, ricorda nella parte superiore una croce e questo sottintende un simbolo mistico rosacruciano in cui l’ancora è sinonimo del Cristo. Nei graffiti protocristiani la forma dell’ancora, che per la sua base navicolare ricorda un natante di profilo (un poco stilizzato), era raffigurata come una barchetta in cui l’asse con il suo braccio trasversale somiglia all’albero dove va la vela anche questo come simbolo del Cristo. Il simbolo si riconnette al simbolo dell’imbarcazione il quale fa da tramite presso tutti i popoli tra questo mondo e l’aldilà.

Il vecchio con i due pargoli

Questa figura rappresenta Saturno, non il Saturno romano ma quello greco, indoiranico e Mitriaco. Il simbolo della giustizia ed il completamento del ciclo cosmico.
Per gli ermetisti è il piombo, e l’opera al nero, la prima parte della operazione alchemica che tradizionalmente si associa al grado di apprendista. In astrologia la sua influenza è vista come negativa ma non dobbiamo dimenticare che ciò che è negativo per il profano è positivo per noi iniziati dove la sua influenza induce la capacità di penetrazione grazie ai grandi sforzi meditati e corrisponde alla fedeltà, alla costanza, alla scienza, alla spiritualità, e ci porta al mondo ultraterreno.

Per Raimondo Lullo tutte le immagini a cui è associato il pianeta indicano una funzione di separazione, una fine e insieme un inizio, un arresto del ciclo e l’inizio del ciclo successivo. Nel mitraismo Saturno, era il grado più alto dei misteri iniziatici era quindi rappresentato nel tempio dal sacerdote ed era il tramite tra il mondo materiale ed il mondo degli dei. Come si inserisce nella nostra tradizione? La risposta e semplice perché ci deriva dalla tradizione rosacruciana leggendo ad esempio le nozze chimiche di K. Rosenkreuz sappiamo che lo sposo e la sposa con la loro unione e morte danno origine a due pargoli che saranno i nuovi regnanti. L’opera è compiuta dai vari adepti, seguiti e guidati in questo, da una vergine e da un vegliardo. Come si può vedere è sempre più evidente la natura ermetica del nostro lavoro e dopo aver rigenerato il re e la regina, proseguiamo oltre.

Il Sole e la Luna

Il sole e la luna significano molte cose: prima di tutto sono simbolo di Iside e Osiride, del principio maschile e femminile. La Luna simboleggia la vita soggetta al divenire, contemporaneamente è simbolo di tutte le divinità ctonie. Il sole invece rappresenta tutte le forze e le divinità della luce, è un simbolo assoluto in quanto può essere sia benefico che distruttore (siccità, arsura, desertificazione). I due luminari sono entrambi simboli dello scorrere del tempo. Nella tavola di smeraldo si dice “Il sole ne è il padre, la Luna la madre”. Naturalmente si parla del Mercurio ermafrodito, la materia prima e la conclusione dell’opera alchemica, è il cinabro, la droga dell’immortalità che ringiovanisce il corpo e lo rende luminoso come il sole. Simbolo della nascita e della rigenerazione perpetua, come la Fenice. Nel Tantrismo Shiva e Shakti corrispondono a sole e luna e tutte le operazioni mirano allo stesso scopo unendo la due divinità con la sua energia dinamica. Ma il simbolo principale che dobbiamo cogliere è che trovandoci davanti i due luminari, noi dobbiamo conciliare i due opposti combinando ciò che cresce con ciò che cala. Conciliando i due principi, unendo gli opposti noi otteniamo, l’attimo immobile al di fuori del tempo e dello spazio, quella condizione che esisteva prima dell’universo dove è pura coscienza cosmica.

La scala finisce in una stella a cinque punte

Questa è la porta vera e propria, ora abbiamo raggiunto l’alto livello di evoluzione che ci permette di uscire dal quadro e passare al livello successivo. Questa è la stella dei filosofi che appare nel momento in cui la prima parte dell’opera è conclusa. Gli antichi ermetisti dicevano che essa appariva sulla superficie del piombo dopo che questo era stato trattato correttamente. Questa è una esperienza interiore che noi vediamo ora con lo sguardo interno e che possiamo attraversare. Non è solo una semplice esperienza intellettuale ma è una esperienza coinvolgente che vivremo con tutto il nostro essere.

Le sette stelle

Queste sono i sette centri spinali ed i sette templi interiori. Nell’Apocalisse,che lob ricordiamo significa “Rivelazione” ed ha molto poco a che vedere con la fine dei giorni,.sono nominate sette chiese, sette candelabri d’oro, e Cristo tiene in mano sette stelle (Ap. 1,16-20; 2,1; 3,1). Ricordiamo la scala a sette gradini di cui abbiamo già parlato. Sono le sette fasi dell’evoluzione spirituale dell’uomo. Sono anche i sette gradi intermedi che sono collocati tra la porta della stella a cinque punte e quella della stella fiammeggiante, di cui molti autori hanno parlato solo di sfuggita. È la gemma della coscienza cosmica, ed anche la candida rosa che si trova al centro della croce (quella con i quattro bracci uguali).

Le tre colonne

Per completezza vediamo adesso i punti del quadro di loggia che abbiamo fin qui trascurato: le tre colonne,il pavimento a scacchi, le pietre grezza e lavorata,i due progetti. Al centro della tavola di loggia ci sono tre colonne. Gli stili sono i tre canonici Dorico Ionico Corinzio, sulla loro sommità ci sono tre personaggi essi sono Re Salomone, Hiram Re di Tiro ed Hiram Abif: i tre pilastri dell’arte muratoria ed i suoi numi tutelari. Il pavimento a scacchi rappresenta la vita umana con i suoi lati positivi e negativi, il bene ed il male. I due colori del pavimento ci dicono che dobbiamo ricevere il bene che ci viene nella vita con gratitudine, e il male con pazienza e sopportazione. La pietra grezza rappresenta la materia prima del nostro essere e la pietra lavorata é quello che noi otteniamo lavorando su noi stessi con pazienza diligenza e silenzio, imparando a dominare noi stessi ed esercitando la virtù dell’auto-controllo con noi stessi e con gli altri. Nel quadro vediamo due progetti, uno sul pavimento e l’altro sull’altare. Quello sul pavimento rappresenta la nostra individualità ed il libero arbitrio, perché se l’essere umano deve sottomettersi con pazienza alla volontà divina questo non significa che che deve essere passivo.

L’uomo deve con la volontà indomabile incidere anche sul destino. Per fare una similitudine: se ci troviamo in un fiume con una corrente impetuosa possiamo fare due cose o lasciarci trascinare dalla corrente ed andare dove essa ci porta, oppure nuotare con forza, faticando ma andando dove noi vogliamo andare, anche contro corrente. I disegni ed i progetti che vediamo sull’altare, sono invece il piano divino, a cui noi fratelli ci sforziamo di contribuire perché anche con l’esempio delle buone virtù e con azioni compiute senza motivazione egoistica ma per il retto agire mettiamo in movimento delle dinamiche che portano a far evolvere il piano divino, in modo che il nostro agire sia un canale attraverso cui si manifesta la divina azione. L’ulivella simboleggia la speranza perché anche la pietra, più pesante può essere sollevata dal suo interno: anche l’uomo più materiale può salire nello spirito. Se ora ci chiedessimo in che posizione ci troviamo noi nel tempio la risposta sarebbe semplice, perchè ce lo dice il rituale, siamo nel portico o ingresso tra le due colonne, non siamo ancora dentro al tempio vero e proprio.