Ogni grado del RSAA ha un trinomio che lo contraddistingue, esso riassume abitualmente l’essenza del grado. I concetti esposti vanno studiati e meditati a lungo perchè come diceva Confucio: leggere senza meditare è inutile e meditare senza leggere è folle[1]. Esporremo via via i trinomi che si presenteranno nei vari gradi.
Il Segreto e il Silenzio
Il Segreto
Il Segreto è il fratello gemello del silenzio, entrambi non possono esistere l’uno senza l’altro. Nei tempi antichi in Egitto all’ingresso di ogni tempio, veniva raffigurato un giovane nell’attitudine di portare il dito alle labbra, lo stesso gesto che facciamo noi nel quarto grado. Questo personaggio era Arpocrate il dio del segreto e del silenzio. Esso stava ad indicare come afferma Plutarco che gli uomini che conoscono gli Dei, non dovevano parlarne temerariamente. Per questo motivo era collocato all’ingresso dei templi. L’attitudine dello speciale suo gesto, lo fa distinguere da tutti gli altri dei dell’Egitto, con i quali aveva qualche similitudine nei segni che l’accompagnano. Per alcune comunanze di sintomi è stato spesso confuso con Horus. Gli Egizi dicevano che Arpocrate era l’altro figlio di Iside e Osiride ma forse la frase era da prendere in senso simbolico. Questo dio aveva degli attributi, dei simboli, e questi erano: il cane il gufo e il serpente. Il cane era simbolo di fedeltà, il gufo di saggezza e di sapienza perché vede nel buio, ed il serpente, oltre che di prudenza era anche simbolo della conoscenza segreta. Spesso Arpocrate era raffigurato con raggi intorno alla testa, simbolo di divinità e di conoscenza realizzata. Essendo il dio del segreto, era anche dio della saggezza e della conoscenza esoterica. Frequentemente era raffigurato sul fiore di loto e, con il corno dell’abbondanza come risultato della Grande Opera compiuta. Plutarco affermava che, benché fosse situato all’ingresso dei templi il suo messaggio era rivolto solo agli iniziati non al volgo, tanto che l’identità della stessa divinità era ignota. Il Maestro Segreto che si avvia a conoscere ed a custodire i segreti, viene virtualmente identificato con Arpocrate stesso. Per tornare al segreto vogliamo citare il vangelo di Matteo (13,44) in cui è scritto che colui che trova il Tesoro, cioè il Regno dei cieli, dopo lo deve nascondere, esso “deve” essere nascosto, perché ha valore soltanto se viene serbato interiormente e non ne viene divulgata la presenza. Questo è il senso del segreto, serbare il tesoro interiore perchè la conoscenza segreta non è per tutti, e se viene divulgata fatalmente andrebbe stravolta e perduta.
Il Silenzio
secondo la tradizione vi fu silenzio prima della creazione e vi sarà silenzio alla fine dei tempi, il silenzio racchiude i grandi avvenimenti e da alle cose grandezza e maestà ed è preludio alla rivelazione. Bernardo di Chiaravalle nelle sue regole, chiamava il silenzio la più grande delle cerimonie perché Dio giunge solo nelle anime che fanno regnare il silenzio dentro di sé. Il silenzio serve a riportarci all’interno di noi a farci riflettere, a fare quella che veniva definita la meditazione silenziosa. Il Silenzio, a cui per innumerevoli volte accennano i testi esoterici attraverso i secoli, costituisce pertanto uno stato mentale in cui l’Iniziato si immerge. Uno stato di pace che il clamore del Mondo non è in grado di distruggere. Ancora oggi se vogliamo accingerci a penetrare nella Conoscenza, se vogliamo varcare la soglia di un Mondo diverso dobbiamo prendere contatto con questa energia rigenerante, questa immemorabile corrente di pensiero, che conduce al “Sancta Sanctorum” del proprio Essere.
[1] Confucio i Dialoghi, Mondadori editore, 1994