L’amaro calice è probabilmente un simbolo che arriva tardi nel rituale probabilmente mutuato dal Rito scozzese rettificato, esso infatti non è presente nelle tradizioni cavalleresche. Il giuramento che viene suggellato due volte mima con la bevanda dolce e poi con quella amara rappresenta il perenne dualismo della vita e della iniziazione. Essa rappresenta il cuore del candidato, colmo di cose dolci ed amare. Bevendo nella coppa, il candidato che non ha ancora superato la prova degli elementi, dichiara che andrà avanti nella cerimonia, da questo momento non potrà tornare indietro. Bere in una coppa è il momento fondamentale dell’iniziazione misterica fin dall’antichità, inizialmente però la bevanda era solo dolce. La ritroviamo nella tradizione indiana-vedica e vedantica, in quella dei Parsi, e in quelle buddistiche più antiche.
Il Calice e la bevanda amara
È presente anche in quella alchemica-rosacrociana. La bevanda dolce che viene consumata ha spesso un rituale complesso di preparazione, essa in questo caso rappresenta la bevanda dell’immortalità, il “Soma” concetto presente anche presso gli antichi greci. È dopo questa fase che il candidato ha l’esperienza dei quattro elementi e delle divinità infere e supreme, come ci racconta Apuleio. Ma tornando alla tradizione massonica ed in quella ermetica, l’amaro calice fa da spartiacque tra le piccole e le grandi prove, tra i piccoli e i grandi misteri. Un altro simbolo che fa da specchio al precedente “le melagrane” presenti sulle colonne, essendo queste visibili solo dopo aver tolto la benda quindi dopo aver superato le prove e le iniziazioni. In questo caso esse rappresentano una bevanda che al contrario della prima è prima amara (la buccia) e poi dolce.