La parola metallo, in Massoneria, assume diversi significati simbolici ed è menzionata nei rituali massonici fin dalle prime divulgazioni datate 1740. La parola metallo rappresenta la sfera materiale, intesa come insieme di oggetti e pensieri che circondano l’individuo, limitandone a volte la libertà e la capacità di apprendimento. La prima occasione in cui l’Apprendista massone incontra la parola metallo e, dunque, si avvicina al suo significato più ampio, è all’atto della propria iniziazione: durante la fase preparatoria di tale cerimonia, il recipiendario viene infatti spogliato dei metalli; egli deposita fisicamente, nel Gabinetto di Riflessione, tutti i metalli che in quel momento porta con se provenendo dal mondo profano: monete e banconote, orologio, gioielli, chiavi ed, in genere, tutti gli oggetti metallici. I motivi di questa spoliazione sono ben esposti nell’antico documento francese “Regulateur du Maçon”, rituale e catechismo edito in Francia all’inizio dell’Ottocento citato dall’esimia studiosa Irene Mainguy, che recita:
I metalli
D. In quale stato vi trovavate quando siete stato presentato in Loggia?
R. Né nudo, né vestito, ma privato di tutti i metalli.
D. Perchè in questo stato?
R. Né nudo, né vestito, per rappresentare a noi stessi lo stato di innocenza e per ricordarci che la virtù non ha bisogno di ornamenti; spogliato di tutti i metalli, perchè essi rappresentano l’emblema e spesso l’occasione di vizi che il massone deve evitare.