La Commenda

TERZA CAMERA: LA COMMENDA DEI CAVALIERI TEMPLARI

I gradi della tradizione cavalleresca

I tre gradi successivi sono nella loro disposizione l’esempio di una transizione che avviene nel percorso iniziatico. Partendo infatti dal grado della Croce Rossa che è in questa fase il grado più massonico, passando per il grado dei Cavalieri di Malta, arriviamo ai Cavalieri Templari, dove il misticismo della spada raggiunge la sua massima espressione. Il grado Templare in particolare va oltre questo misticismo per tendere alla mistica del Graal, tesoro già acquisito dall’Ordine ma di cui vengono fornite le indicazioni per la ricerca individuale da parte dei suoi adepti.

a) La Croce Rossa di Babilonia

La Croce Rossa, il primo dei gradi cavallereschi, si compone di due tradizioni distinte: quella detta della “Lotta e del Ponte” e quella del “Grande Disputa”. Questo grado forse è stato inizialmente composto a partire da alcune tradizioni del Marchio, quelle che si riferivano al “Passaggio del Ponte”, al “Marchio e l’Anello”, e all’Anello e alla Lotta”. La leggenda è verosimilmente di origine persiana ma quando il massone Mozart musicò il “Flauto magico” si basò su di un libretto che descriveva un viaggio iniziatico che ha numerosi rimandi a questo grado antico del marchio e dove i protagonisti devono superare la prova dell’attraversare un particolare ponte. Il grado della “Lotta” ha dei rimandi al capitolo della Genesi, in cui Giacobbe lotta con l’angelo tutta la notte sino al sorgere del Sole. La leggenda del grado racconta di Zorobabele che si reca dal re per chiedere l’aiuto. La prima prova è l’attraversamento, armato di spada, di un ponte che fa da confine tra la Palestina ed il regno di Persia senza conoscere la parola d’ordine. Ciò lo metterà in difficoltà ma come accade in tutte le camere del Rito di York, la situazione si volgerà a suo favore. Questa simbologia così come è strutturata è il punto di arrivo di un complesso retroterra che vedremo brevemente di ricapitolare. La disputa nella versione moderna è stemperata, lascia trasparire il rituale della lotta come era nelle versioni antiche. Comunque Zorobabele combatte una battaglia per avere un premio, come Giacobbe combattè fino all’alba contro un avversario misterioso che si rivela essere un angelo, allo scopo di averne la benedizione. La simbologia della lotta è diffusa tra tutti i popoli, lotte rituali ripetono degli archetipi immemorabili che si ritrovano in tutte le religioni. Il combattimento di Giacobbe con l’angelo si può interpretare in questa luce, Giacobbe si rivelò con la sua vittoria un degno sostegno dell’energia che doveva suscitare il popolo d’Israele e tutti i popoli della Nuova Alleanza. È quindi fondamentale non la vittoria ma lo sforzo fatto per raggiungerla.

b) Il priorato dei Cavalieri di Malta

La camera dei Cavalieri di Malta come tutti i gradi intermedi viene spesso sottovalutato. I Cavalieri di Malta che inizialmente si chiamavano di Rodi, nascono da una fusione tra i Templari che lasciano l’Ordine e i Cavalieri di San Giovanni. Il rinato spirito templare dominò da questa piccola isola tutto il mediterraneo. I cavalieri furono il peggior incubo dell’impero ottomano per oltre due secoli. Solo nel 1522 i turchi riuscirono a vincere la resistenza dei cavalieri che si arresero dopo un lungo assedio con l’onore delle armi. Dopo la caduta di Rodi i cavalieri si spostarono prima a Candia e poi a Malta dove assunsero il nome che portano tutt’ora. Il simbolismo di questo rituale ha dei punti fermi molto importanti: La fede, il sacrificio, l’abbandono alla volontà divina, e la dedizione alla spada. La fama dei cavalieri è rinomata specialmente dopo la fase di Rodi e nel rituale si fanno riferimenti al passo evangelico sulla diffidenza di Tommaso che viene rimproverato ad Emmaus, sempre nel rituale per citare l’abbandono fideistico alla volontà divina viene citato l’episodio di San Paolo che, in viaggio verso Roma, fa naufragio sull’isola di Malta dove viene morso da una vipera senza risentirne alcun danno. Ma la parte più importante è quello che riguarda la simbologia della spada. Il cavaliere viene simbolicamente dissetato e nutrito attraverso la spada perché da essa doveva dipendere la sua sopravvivenza e la realizzazione del proprio dovere. La spada è in ogni cultura una simbolo fondamentale e a dispetto delle apparenze che potrebbero ispirare a noi uomini del XXI secolo è un simbolo assolutamente benefico. La spada è il luogo, il simbolo della condizione militare e della sua virtù, l’ardimento, come della sua funzione, la potenza. La potenza ha un doppio aspetto; distruttivo, che può applicarsi all’ingiustizia alla malvagità, all’ignoranza e diventare perciò positiva; costruttiva in quanto mantiene la pace. Tutti questi simboli si riferiscono letteralmente alla spada quando essa è emblema reale. Simbolo guerriero, la spada è anche il simbolo della guerra santa, che percorso interiore di conquiste spirituali. Tale è il significato della spada portata dal Cristo (Matteo, 10, 34), un simbolo del Verbo e della Parola. Possiamo in conclusione dire che il Cavaliere di Malta è ora passato attraverso la spada per accedere all’ultimo livello di questo grado, quello di cavaliere templare. È ora necessario fare una precisazione: i Cavalieri di Malta non hanno nulla a che vedere con lo S.M.O.M. che è quella branca dei cavalieri che il Vaticano volle staccare dall’Ordine mondiale perché si erano accorti che i cattolici all’interno erano solo una minoranza, quindi nel 1877 fondarono un loro Ordine a cui si poteva accedere solo se nobili e osservanti. Gli altri non nobili che pensano di farne parte vengono considerati meno degli scudieri.

c) Il sublime Ordine del Tempio

Questo è un grado sublime, dove la spiritualità e l’ascesi si esprimono nel loro grado più elevato. Esso è un grado cristiano e durante la cerimonia viene fatta una professione di fede trinitaria. Prima di essere ammesso nell’Ordine il candidato deve dare prova di pazienza sottoponendosi ad un noviziato di sette anni, oggi i sette anni sono solo simbolici, come simbolico è il pellegrinaggio con il saio i sandali, la bisaccia, ed il bastone. La prima lezione che deve essere imparata è la lezione dell’umiltà. Vivendo come un eremita e pellegrino il novizio deve diventare uguale a loro. La seconda lezione è quella della fede che deve essere impavida e non cedere nei momenti difficili; nella cerimonia viene citato il passo evangelico della casa di Emmaus. La terza è quella dell’immanenza della morte: la “Grande illusione” è che le persone intorno a noi muoiono e noi ci comportiamo come se a noi questo non dovesse succedere mai. La consapevolezza della morte era fondamentale per i cavalieri in Terrasanta perché solo vincendo la paura della morte essi potevano compiere gli atti di eroismo per cui sono ricordati. I Templari di allora come quelli di oggi sono esortati a vivere ogni giorno come se dovesse essere l’ultimo. Dicevamo che l’iniziazione templare era la morte al mondo e la consapevolezza di essere già nell’aldilà, e questo simbolicamente chiude un ciclo che è cominciato molto tempo fa con l’iniziazione di apprendista nella Loggia azzurra. La cerimonia d’ingresso nell’Ordine del Tempio presenta numerosi personaggi simbolici inconsueti ad esempio il candidato incontra all’inizio del suo percorso tre eremiti. L’eremita di solito viene raffigurato da un vecchio saggio che si appoggia ad un bastone simbolo di un lungo viaggio. Questo bastone è però anche un’arma contro l’ingiustizia e l’errore che egli incontra. Il mantello che lo ricopre, simbolicamente vela la saggezza, l’illuminazione interiore che inutilmente acceca e abbaglia coloro a cui non è destinata. La via del saggio è quella della prudenza e l’eremita quale “maestro segreto” lavora nell’invisibile per condizionare il divenire. È in sostanza il maestro che non sappiamo di avere e che nella fase iniziale della ricerca dopo averci valutato ci indirizza sulla giusta strada. L’incontro con gli eremiti, trasforma per fasi successive il candidato che diventa dopo un simbolico percorso di anni, prima pellegrino, poi pellegrino guerriero, ed infine un vero e proprio guerriero. Il pellegrino è il simbolo corrispondente alla situazione dell’uomo sulla terra, che compie il suo periodo di prove per accedere al momento della morte alla terra promessa o al paradiso perduto. Il termine designa l’uomo che si sente estraneo nell’ambiente in cui vive, dove passa alla ricerca della città ideale. Il simbolo esprime non soltanto il carattere transitorio di ogni situazione, ma il distacco interiore dal presente e l’aspirazione a fini lontani e di natura superiore. Si connettono al simbolo del pellegrino, le idee di espiazione di purificazione e l’omaggio a Colui che santificò i luoghi del pellegrinaggio. Il pellegrino recandosi in questi luoghi cerca di identificarsi, di assimilarsi a Colui che li ha illustrati. Egli inoltre compie il suo viaggio non nel lusso ma nella povertà; ciò che risponde all’idea di distacco e della purificazione. Il bastone rappresenta ad un tempo la prova di sopportazione e la privazione. Tutte queste condizioni preparano all’illuminazione e alla rivelazione divine, che saranno la ricompensa al termine del viaggio, è così che il pellegrinaggio si apparenta ai riti d’iniziazione. La scelta templare altro non è che un itinerario della mente e del cuore alla ricerca di una Gerusalemme interiore.

Nella fase finale della cerimonia predomina la componente alchimistica rosacrociana, il candidato supera la componente strettamente cavalleresca per entrare nella mistica. york10Compiendo l’ultimo passo per diventare cavaliere, accede al Tempio più profondo, quello dei triangoli mistici. Qui viene fatto entrare nel primo dei triangoli di perfezione, quello inferiore, reintegrando con la sua presenza il numero perfetto degli apostoli. Questa reintegrazione simboleggia il completamento della massima evoluzione spirituale umana. Reintegrando i “dodici” riporta l’equilibrio nel mondo sublunare. Ciò non può avvenire se non è stato fatto il lavoro di purificazione precedente. Se nella massoneria azzurra si avevano i guanti bianchi per dimostrare che le nostre mani erano monde dal sangue dell’innocente, in questo grado è la nostra anima che deve essere monda, candida come la tunica che andiamo ad indossare. Come nella pesatura delle anime dei misteri egizi, il cuore, simbolo egizio dell’anima, deve pesare meno di una piuma. Dopo aver portato l’equilibrio nel mondo del divenire, il candidato proseguendo nella cerimonia si andrà ad inserire in un ordine superiore in una perfezione che senza la sua presenza sarebbe incompleta. Il triangolo equilatero rappresenta la divinità, l’armonia, la proporzione, e nella tradizione del giudaismo, rappresenta Dio stesso, di cui è vietato pronunciare il nome. Oltre alla sua importanza, ben nota nel pitagorismo, il triangolo è nell’alchimia il simbolo del fuoco ed anche del cuore. Occorre sempre considerare a questo proposito i rapporti fra il triangolo dritto e quello rovesciato, essendo il secondo il riflesso del primo; si tratta dei rispettivi simboli della natura divina del Cristo e della sua natura umana. Nel tempo il candidato accederà anche al triangolo superiore al fine di acquisire la coscienza “Cristica”. La successione dei triangoli non è che un’imitazione terrena di una rappresentazione superiore, perché i triangoli veri sono in cielo, percepibili alla nostra visione interiore. La cerimonia è finita: il mantello candido con la mistica croce è sulle spalle del nuovo cavaliere, la spada pende dalla cintura, ma il cammino di perfezionamento è ancora lungo. La cerimonia di iniziazione è un punto di partenza, non di arrivo e ci vorrà del tempo prima di mettere in pratica ciò che abbiamo appena intravisto. Ma un mutamento dovrà avvenire nella nostra persona, dato che una intensa vita interiore non può non lasciare traccia intorno a noi.